Lorenzo Mignani – Pittore

Oggi un bel testo ricco di spunti e riflessioni, scritto in gran parte dallo stesso Lorenzo Mignani, pittore, presente con le sue opere al nostro primo evento a Ravenna, il 24 e 25 Novembre 2018 in occasione della mostra collettiva “L’Invisibile”.

Prima di cedergli la parola voglio “metterti in guardia”: quando sarai di fronte alle sue opere preparati a perderti tra colori e forze che si mescolano, si armonizzano e si contrastano. E preparati anche un po’ a viaggiare dentro alle opere usando le mani e il tatto come parte dell’esperienza.

E ora ecco che parla Lorenzo.

L’Invisibile secondo Lorenzo…

Non è un contenuto oggettivo, o almeno non è solamente il contenuto oggettivo che attribuisce ad un “prodotto” artistico il suo significato, ma anche il contesto in cui viene realizzato e in cui viene visto e “utilizzato”.

Contesto che determina anche il suo contesto oggettivo: ovviamente non nel senso che modifica la distribuzione dei segni o dei colori, ma nel senso che modifica il senso di quello che viene rappresentato, che permette di trasformare delle tracce di colore in qualcosa di percepibile alla mente e all’anima.

Il significato di un’opera nasce in un contesto d’uso ed è una forma di vita che segue uno dei “giochi” che questa forma mette a disposizione:

il gioco dell’evocazione, il gioco dell’espressione artistica, il gioco della memoria, del ricordo, della nostalgia…

Ci si abitua ad attribuire significato alle cose e quindi anche alle immagini attraverso l’addestramento, l’abitudine a giocare determinati giochi entro una forma di vita. Non ci sono percorsi lineari.

La via verso il significato non è dritta come quella di un cancello aperto su una strada segnata, ma è una via non tracciata, aperta ai lati di quella che sembra una via certa ma che invece necessita della voglia di avventurarsi e rischiare e di emozionarsi.

Le opere in mostra sul tema dell’Invisibile…

Lorenzo Mignani - Chymische Hochzeit Christiani Rosencreutz
Lorenzo Mignani – Chymische Hochzeit Christiani Rosencreutz
Lorenzo Mignani - Non è qualcosa che si sa, è qualcosa che si vive
Lorenzo Mignani – Non è qualcosa che si sa, è qualcosa che si vive
Lorenzo Mignani - Waiting
Lorenzo Mignani – Waiting

Dichiarazione d’artista (Artist Statement) 

La mia personalità e il mio modo di essere sono visibili in gran parte di quello che dipingo. Ho un importante legame emotivo con i miei dipinti e li tratto come se fossero un essere vivente: è un altro “me” che vive di vita propria.

Il mio stato d’animo definisce i colori che scelgo per un’opera o il modo in cui uso i pennelli e le spatole e influenza la direzione che prenderà il quadro. Tutto questo lo rende particolare e unico.

Lavoro come artista dal 1986. Inizialmente sperimentando l’astrattismo puro, ispirandomi a Klee, Kandinsky e Mondrian, poi addolcendo questo rigore ed aprendomi ad influenze fauves ed informali.

Gradualmente nel corso del tempo il mio interesse per lo zen e le filosofie orientali in generale è sempre più entrato nei miei lavori influenzandone sia le tematiche che le modalità di esecuzione.

Il mio lavoro attuale si inserisce nella tradizione dell’arte espressionista lirica astratta e trova la sua chiave nei toni mistici e lirici; intende unire insieme il pensiero occidentale ed orientale; quindi il figurativo è sempre più raro e serve ormai solo come studio ed esercizio.

Per fare questo creo superfici a rilievo in cui l’elemento tattile costituisce il disegno, come se fosse un giardino di sassi zen e poi le stesure di colore, a velature per ottenere i giusti toni e le sfumature adeguate, sono realizzate con stesure successive.

La scelta dei colori e il loro accostamento nasce da un’approfondita conoscenza delle teorie sul colore da Goethe a Kandinsky e Rothko, tenendo conto anche delle soluzioni contemporanee di molti altri autori e serve a rafforzare il messaggio che già esiste nel disegno dei rilievi.

L’uso di una superficie non piatta va nella direzione di creare lavori che coinvolgano i vari sensi.

L’arte è forse conoscenza, ha a che fare con la verità, è un’“esperienza di verità”? In altri termini, che cosa c i fa “vedere” o “intendere” un’opera d’arte?

Che cosa ci fa conoscere di diverso sul mondo e su noi stessi?

L’arte non è imitazione ma creazione, cioè produzione di realtà. È creatività incessante, intuizione del tutto infinito, espressione dell’assoluto. Vasilij Kandinsky scriveva che l’arte deve determinare nel soggetto una “presa di coscienza di tutta la realtà che sfugge alla coscienza, intesa come ordinamento razionale dei fenomeni”: “l’arte è la coscienza di qualcosa di cui non si può altrimenti avere coscienza”.

L’arte ti entra nell’anima. Diretta, senza filtri. Un’emozione che sorge splendida e potente, nella sua purezza. Un’emozione che stimola la spiritualità, la arricchisce, la completa.

L’arte, per essere vera, deve indurre trascendenza. Cosa significa trascendenza? È quello stato in cui tu, davanti all’opera, non sei più e solo un semplice osservatore. Entri nell’opera, diventi il protagonista assoluto della “scena”. La tua emozione prende forma e la tua anima si rispecchia nel lavoro che hai davanti.

Perché voglio fare, faccio, arte trascendente? Questa esperienza nasce dal fatto che mi ero stancato di trarre ispirazione, per i miei lavori, dall’universo fisico. Lo sento inutile, una ulteriore “figurina”, magari bella, ben fatta, ma che non riesce davvero a parlare all’anima nel profondo.

La trascendenza, invece, parte direttamente dall’individuo che fa diventare la materia, la tela, un prolungamento della sua anima. L’arte astratta si basa sul presupposto di astrarre qualcosa da un particolare; trascendere significa andare oltre la realtà dell’universo fisico, del pensiero, del razionale.

Significa sapersi estraniare totalmente. La radice dei mie i lavori non nasce da elementi materiali o elaborazioni coscienti, ma è l’individuo come essere spirituale che crea, privo di qualsiasi interferenza.

Il “fare” materiale è unicamente un automatismo che deriva dalla tecnica acquisita, non è pensiero razionale. Non bisogna perciò confondere questa condizione con la casualità proprio perché esiste una precisa e profonda consapevolezza dell’essere e delle proprie azioni.

Estraniarsi significa non dipendere, quando si crea, da niente di “materiale”. Non si tratta di attendere una condizione di estasi che consente di creare, ma è il creare che ti dà la condizione di estasi. È proprio questo che garantisce la qualità universale di qualsiasi opera: arriva senza intermediari, arriva soltanto attraverso lo spirituale. Quando l’individuo crea è come se si staccasse dalla sua condizione umana ed entrasse in un mondo “libero”.

Un bel quadro, un’opera “vera”, dovrebbe essere guardato tutti i giorni, per almeno 30 secondi, e non deve mai stancare, ogni volta ci si scopre qualcosa di nuovo.

Una mia opera, in una casa, non deve e non vuole essere un pezzo di arredamento: deve essere qualcosa che comunica emozioni. Vuole essere uno specchio nel quale lo spettatore si immerge per ritrovare il proprio essere, la sua essenza più profonda, la propria verità.

La vera arte è Spiritualità, Emozione ed è il messaggio vero che trasmette alla nostra anima.

Qualcuno deve pure contro-bilanciare gli atti di distruzione con atti di creazione!

Dove e come contattare Lorenzo Mignani

 

A presto,

Marina Ravaioli